Il Bitcoin prosegue la sua corsa da record, superando per la prima volta nella sua storia la soglia dei 125.000 dollari. La criptovaluta più nota e anziana ha raggiunto un nuovo massimo storico di 125.725 dollari sulla piattaforma di trading Bitstamp, per poi assestarsi poco sotto i 124.000 dollari nelle prime ore di martedì. Questa impennata, che ha visto il valore del Bitcoin crescere di quasi il 10% in soli sette giorni, pone fine con decisione a una fase di debolezza durata diverse settimane. Dopo il precedente record di agosto, il prezzo era infatti sceso di quasi il 13%, toccando temporaneamente quote inferiori ai 108.000 dollari. L’ottimismo sembra ora tornato a dominare i mercati.
Le incertezze globali spingono la criptovaluta
Secondo gli esperti, a trainare questo rally sono le crescenti preoccupazioni fiscali in alcune delle principali economie mondiali. A Washington, i ripetuti fallimenti al Senato nel trovare un accordo sul bilancio federale hanno innescato il rischio di uno “shutdown” parziale delle attività governative, una situazione che, se prolungata, potrebbe frenare la crescita della prima economia mondiale. Parallelamente, a Parigi, la crisi politica si intensifica in seguito alle dimissioni del nuovo primo ministro francese, Sébastien Lecornu, dopo appena quattro settimane dal suo insediamento. In questo contesto di instabilità, gli investitori sembrano guardare al Bitcoin come a un bene rifugio.
Deutsche Bank: Bitcoin come nuovo oro digitale per le banche centrali
Questa percezione trova eco in una recente analisi di Deutsche Bank. Le analiste Marion Laboure e Camilla Siazon, in un articolo pubblicato dal Deutsche Bank Research Institute, prevedono che entro cinque anni il Bitcoin potrebbe diventare parte integrante delle riserve delle banche centrali, affiancando l’oro e il dollaro statunitense. Secondo le studiose, il Bitcoin si è ormai affermato come un “bene rifugio” per gli investitori, caratterizzato da una volatilità in calo e dall’assenza di ingerenze politiche. “Entrambi”, si legge nel documento riferendosi a oro e Bitcoin, “servono come beni rifugio con una bassa correlazione con altre classi di attivi, sono scarsi e adatti a fornire copertura contro l’inflazione e la volatilità geopolitica”. Le analiste sottolineano che la volatilità a 90 giorni è scesa al 26%, nonostante il prezzo abbia superato i 125.000 dollari a ottobre. Un altro parallelo con l’oro risiede nella capacità del Bitcoin di superare lo scetticismo iniziale e gli attacchi speculativi.
Tuttavia, non tutte le istituzioni finanziarie condividono questa visione. La Federal Reserve statunitense rimane scettica, sebbene il governo abbia creato una riserva nazionale di Bitcoin. La Banca Centrale Europea (BCE), dal canto suo, invoca una regolamentazione severa. Laboure e Siazon ritengono che né l’oro né il Bitcoin soppianteranno il dollaro, ma piuttosto che “gli asset digitali completeranno le valute nazionali”.
Prospettive future e ottimismo del mercato
Nonostante i nuovi record, il rally del Bitcoin potrebbe non essere finito. “Gli investitori potrebbero ora puntare alla soglia dei 130.000 dollari”, afferma Timo Emden di Emden Research. Un’opinione condivisa da Rachael Lucas, analista di BTC Markets, che osserva il mercato delle opzioni. Il sentiment è decisamente “bullish”: circa il 60% delle posizioni aperte sono opzioni call, ovvero scommesse su un aumento dei prezzi. Secondo Lucas, gli investitori stanno puntando principalmente a un range compreso tra 135.000 e 150.000 dollari, suggerendo che un ulteriore rialzo fino al 20% sia considerato plausibile. Questa situazione, avverte l’analista, “riflette una forte convinzione, ma aumenta anche il rischio di cascate di liquidazioni se lo slancio dovesse diminuire”. In altre parole, un improvviso calo dei prezzi potrebbe costringere molti investitori a chiudere le proprie posizioni, esercitando un’ulteriore pressione al ribasso sul valore del Bitcoin.